Le case o dimore letterarie immaginarie, che accolgono i personaggi dei libri, non si limitano a essere semplici scenari, ma si rivelano veri e propri pilastri narrativi. Questi luoghi: ville, castelli,abbazie gotiche case sontuose, contribuiscono a intensificare l’esperienza del lettore, trasportandolo con forza nel mondo plasmato dall’autore.

Manderley: il cuore gotico di “Rebecca”
“Sognai l’altra notte che ritornavo a Manderley. Mi pareva di essere al cancello che dà sul viale d’ingresso, e non potevo entrare: la via era sbarrata. Una catena con un lucchetto chiudeva il cancello.”
Con queste parole inizia “Rebecca“, dove Daphne Du Maurier trasforma la tenuta di Manderley in un vero protagonista del suo romanzo gotico contemporaneo.
La maestosa residenza di campagna, colma di antiquariato, cimeli e governata da figure inquietanti, rende Downtown Abbey innocua al confronto.
Du Maurier probabilmente si ispirò alla sua tenuta di Menabilly in Cornovaglia, dove visse per oltre vent’anni. Per una rappresentazione visiva fedele di Manderley, l’adattamento cinematografico di Alfred Hitchcock offre un’interpretazione memorabile.
Brideshead: il simbolo di un’epoca al tramonto
Molto prima di “Downton Abbey”, Evelyn Waugh ci ha regalato in “Ritorno a Brideshead” il maestoso Castello di Brideshead, una grandiosa tenuta inglese ormai decadente, simbolo perfetto del declino dell’aristocrazia britannica.
Nel prologo, quando il protagonista Charles Ryder, diventato soldato, scopre che l’antico castello con chiesa annessa è stato trasformato in un comando militare, afferma con nostalgia: “C’ero stato prima; sapevo tutto su di esso.”
Le dimore dell’alta società in “L’età dell’innocenza”
Nel classico americano di Edith Wharton, “L’età dell’innocenza“, ambientato nella New York dell’alta società, troviamo numerose residenze signorili.
Tra tutte, spicca la casa ombreggiata di Julius Beaufort con la sua imponente sala da ballo che viene aperta solamente una volta all’anno, rappresentazione architettonica del lusso e delle convenzioni sociali dell’epoca.
Il Castello di Dracula: l’archetipo della dimora gotica
“Il castello si erge proprio sull’orlo di un orrido precipizio: una pietra gettata dalla finestra cadrebbe per mille piedi prima di toccar fondo! Fin dove giunge lo sguardo, null’altro che un mare di verdi cime d’alberi, interrotto di quando in quando da una profonda fenditura, ov’è un abisso.”
Nel suo apice, il Castello del Conte Dracula doveva emanare una maestosità senza pari. Eppure, ai lettori appare come un luogo avvolto nell’oscurità, soffocato dalla polvere e invaso dalle ragnatele, un simbolo di puro terrore. Qui, il silenzio è rotto solo dal lamento del vento, dal fragore delle onde che si infrangono furiose contro le rocce e dai gemiti disperati delle sue vittime.
Il Castello di Blandings: la quintessenza della campagna inglese
P.G. Wodehouse, celebre per i personaggi di Wooster e del suo efficiente maggiordomo Jeeves, ha ambientato molti dei suoi racconti nell’immaginario Castello di Blandings. Questa imponente dimora in stile Tudor, situata nel cuore dell’Inghilterra bucolica, domina la campagna circostante dall’alto di una piccola collina, all’estremità meridionale della celebre Valle di Blandings.
Villa Villacolle: il sogno di ogni bambino
Ripensando all’infanzia, chi non desidererebbe una casa come Villa Villacolle di Pippi Calzelunghe? Una dimora fantastica dove vivere con una scimmia, un cavallo e persino un albero magico dove, secondo la protagonista, crescono le gazzose (anche se Annika ne dubita fortemente).
221B Baker Street: la casa del detective più famoso al mondo
Il 221B di Baker Street è probabilmente l’abitazione più famosa della letteratura, dove il grande Sherlock Holmes elabora le sue brillanti deduzioni.
“Si componeva di due spaziose camere da letto e un soggiorno, grande e luminoso, piacevolmente arredato, con due ampie finestre. Un appartamento perfetto per noi il cui costo, una volta diviso a metà, era talmente modesto che il contratto fu concluso su due piedi e ne entrammo subito in possesso.”
Curiosamente, questo indirizzo non esisteva quando Arthur Conan Doyle creò il suo celebre personaggio. Oggi, tuttavia, è l’unica dimora fittizia ricreata nella realtà, diventando sinonimo del grande detective.
Cime tempestose: territorio letterario sacro
Wuthering Heights, la casa colonica sui North York Moors descritta da Emily Brontë, potrebbe apparire come un luogo buio e tetro, ma rappresenta un vero e proprio territorio letterario sacro. Pur non essendo un grande castello o un palazzo sontuoso, una volta visitata, è impossibile dimenticarla.
La villa di Gatsby: opulenza e speranza
È difficile interpretare la magnificente villa di Jay Gatsby a Long Island: da un lato, rappresenta un opulento edificio di marmo che celebra i ruggenti anni Venti; dall’altro, sembra costruita con il solo scopo di riconquistare l’amata Daisy, simbolo di un sogno tanto sfarzoso quanto illusorio.
La dimora di Des Esseintes: un rifugio dal mondo
Come potrebbe il grande dandy della letteratura creato da Huysmans in “Controcorrente” non possedere una casa indimenticabile?
“Des Esseintes ormai aspirava semplicemente a crearsi – per proprio piacere, non più per sbalordire altrui – un interno provvisto d’ogni comodità, eppure messo in modo non comune; a formarsi un nido singolare e tranquillo, adatto ai bisogni della futura solitudine.”
La sua casa di campagna a Fontenay, “dove gli specchi si facevano riscontro fra loro e riflettono una serie di boudoir rosa sulle pareti”, arredata con mobili costosi ed esotici, è una delle dimore più riccamente decorate della letteratura.
Gardencourt: l’incipit perfetto
Henry James amava collocare i suoi personaggi in situazioni e luoghi che lui stesso apprezzava, che fossero New York o Parigi. All’inizio di “Ritratto di signora“, utilizza Gardencourt, una tenuta bucolica nella campagna inglese, non solo come sfondo per le scene all’aperto, ma anche per regalarci uno degli incipit più raffinati della letteratura:
“Sotto certi aspetti ci sono nella vita poche ore più piacevoli di quelle dedicate alla cerimonia del tè del pomeriggio. Vi sono circostanze in cui, sia che si prenda il tè o no – c’è della gente che non ne vuol sapere – quel momento è in sé delizioso“.

L a roccaforte della “Maschera della Morte Rossa”: bellezza e terrore
La roccaforte fortificata descritta da Edgar Allan Poe in “La maschera della morte rossa“, una creazione che corrisponde al gusto eccentrico e alla grandiosità del principe, con le sue stanze dalle singolari tonalità e le finestre di vetro colorato in armonia con le decorazioni, rappresenta un rifugio tanto magnifico quanto inquietante per chi cerca scampo dalla peste.
Oblomovka: l’idillio perduto
Oblomovka, ormai caduta in rovina, è probabilmente solo l’ombra di ciò che fu un tempo. Possiamo solo immaginare quanto idilliaca fosse stata la tenuta della famiglia di Oblomov per aver plasmato un carattere così pigro e apatico.
Ad Oblomovka “la vita scorre sotto i loro occhi come un fiume tranquillo; devono solo sedersi sulla riva e osservare i fenomeni ineluttabili che, senza esser chiamati, si presentano a turno a ciascuno di loro”.
Letture consigliate
Se questo viaggio attraverso le dimore letterarie ha stimolato la vostra curiosità, ecco i libri citati:
- “Rebecca” di Daphne Du Maurier
- “Ritorno a Brideshead” di Evelyn Waugh
- “L’età dell’innocenza” di Edith Wharton
- “Dracula” di Bram Stoker
- “Perfetto, Jeeves!” di P.G. Wodehouse
- “Pippi Calzelunghe” di Astrid Lindgren
- “Uno studio in rosso” di Arthur Conan Doyle
- “Cime tempestose” di Emily Brontë
- “Il grande Gatsby” di F. Scott Fitzgerald
- “Controcorrente” (o “A ritroso”) di J.K. Huysmans
- “Ritratto di signora” di Henry James
- “La maschera della morte rossa” di Edgar Allan Poe
- “Oblomov” di Ivan Goncharov
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