Il maestro del brivido Alfred Hitchcock ha tratto ispirazione da numerosi romanzi e racconti, trasformandoli in capolavori della settima arte. Scopriamo insieme le opere letterarie che hanno ispirato i suoi film più celebri.

Introduzione
Quando si pensa ad Alfred Hitchcock, la mente corre immediatamente al cinema, alle sue atmosfere tese e ai suoi colpi di scena memorabili. Ciò che molti non sanno è che gran parte dei suoi film sono stati tratti da opere letterarie accuratamente selezionate dal regista e adattate con il suo inconfondibile stile, tanto da meritare l’appellativo di “hitchcockiano”.
Ritenuto uno dei maggiori cineasti del XX secolo, Alfred Hitchcock non era solo un regista, ma un autentico fenomeno culturale. Il termine “hitchcockiano” è ormai universalmente associato a suspense, mistero e un’estetica visiva essenziale, capace di evocare intense emozioni nel pubblico.
Un aspetto meno noto del maestro del brivido è che fosse un appassionato bibliofilo.
Non sorprende quindi che quasi tutti i suoi film siano basati su libri: il regista amava leggere horror e thriller, utilizzandoli come punto di partenza per le sue idee cinematografiche.
Le sue letture, e il modo in cui le ha trasformate sul grande schermo, hanno portato ad alcuni dei migliori adattamenti cinematografici mai realizzati.
L’approccio di Hitchcock agli adattamenti
Hitchcock aveva un approccio molto personale all’adattamento cinematografico. Come spiegò in un’intervista con François Truffaut (raccolta nel celebre volume “Il cinema secondo Hitchcock“):
“In genere leggo il libro solo una volta e se mi piace l’idea di base, lo metto da parte e comincio a creare del cinema”.
Questo metodo funzionava particolarmente bene quando adattava romanzi gialli poco noti, come “The House of Dr. Edwardes” (diventato “Io ti salverò“), i cui diritti aveva acquistato vent’anni prima di realizzare il film, chiedendo poi al suo sceneggiatore Ben Hecht di usarlo solo come spunto.
La situazione si complicava quando si trattava di mettere mano ad autori più celebri come Daphne du Maurier.
Per “Rebecca”, ad esempio, il produttore David O. Selznick criticò aspramente una prima bozza della sceneggiatura, affermando: “Abbiamo comprato Rebecca, e vogliamo fare Rebecca”.
Va comunque ricordato che un libro non può essere trasferito integralmente in pellicola, ma richiede un adattamento da parte del punto di vista che il regista intende trasmettere, il che inevitabilmente porta a modificare, talvolta anche sostanzialmente, l’opera letteraria originale.
I grandi romanzi diventati film
Rebecca (1940)
Tratto dal romanzo omonimo di Daphne du Maurier, “Rebecca la prima moglie” fu il primo film americano di Hitchcock e vinse l’Oscar come miglior film.
La storia gotica di una giovane donna che si trova a vivere nell’ombra della defunta prima moglie del marito conserva l’atmosfera inquietante e opprimente del romanzo, pur con alcune modifiche imposte dal codice di produzione hollywoodiano dell’epoca.
I trentanove scalini (39 Steps),
Adattamento del famoso romanzo di spionaggio di John Buchan, rappresenta un’eccezione nell’approccio di Hitchcock. Buchan ebbe infatti un’enorme influenza sul regista, che da lui imparò l’arte di raccontare una storia avvincente. Il romanzo, che racconta le avventure dell’ingegnere minerario Richard Hannay alle prese con un gruppo di spie tedesche durante la Prima Guerra Mondiale, vendette circa un milione di copie prima della morte dell’autore nel 1940.
Il film, pur mantenendo l’essenza della storia, ne modifica diversi aspetti, trasportando l’azione negli anni ’30 e aggiungendo elementi di suspense e tensione assenti nel libro originale, che si concentrava maggiormente sulle descrizioni paesaggistiche delle Highlands scozzesi.
Giovane e innocente
Il film Giovane e innocente del 1937, ispirato al romanzo di Josephine Tey È caduta una stella, è ambientato nel mondo del cinema. La storia ruota attorno all’omicidio di un’attrice, uccisa dal suo ex marito, divorato dalla gelosia per i numerosi giovani amanti della donna. Il giorno seguente, lo sceneggiatore Robert Tisdall, uno degli amanti della vittima, scopre casualmente il suo corpo sulla spiaggia.
Mentre corre per avvisare la polizia, viene notato da due testimoni che lo scambiano per l’assassino in fuga. Arrestato, Robert riesce a evadere grazie a un imprevisto in tribunale e fugge insieme a Erica, la figlia di un agente di polizia. La ragazza lo aiuterà a dimostrare la sua innocenza e a smascherare il vero colpevole.
La signora scompare
Dal romanzo della giallista Ethel Lina White, Alfred Hitchcock trae ispirazione per dirigere La signora scompare, celebre film del 1938. Sulla scia dei misteri di Agatha Christie, la pellicola racconta di un giovane facoltoso che, durante un viaggio in treno attraverso l’Europa continentale, si accorge della misteriosa scomparsa di un’anziana signora.
A seguito di una valanga che blocca temporaneamente il treno, i passeggeri sono costretti ad aspettare i soccorsi. Tuttavia, alla ripresa del viaggio, nessuno sembra ricordarsi di Miss Froy, un’apparentemente innocua zitella di mezza età, entusiasta di tornare a casa, ma svanita nel nulla. Un remake del film è stato realizzato nel 1979.
I thriller psicologici
La donna che visse due volte (1958)
Considerato da molti critici il capolavoro di Hitchcock, “La donna che visse due volte” (Vertigo) è basato sul romanzo dei francesi Pierre Boileau e Thomas Narcejac. Il film esplora la psicologia di un uomo che soffre di vertigini, ossessionato da due donne apparentemente simili, in un’indagine sulla natura dell’amore, dell’ossessione e dell’identità che va ben oltre il semplice thriller.
Marnie (1964)
Tratto dall’omonimo romanzo di Winston Graham, “Marnie” rappresenta un ritorno al thriller psicologico.
La protagonista, una cleptomane con gravi problemi psicologici, viene aiutata dal suo ex datore di lavoro ad affrontare traumi radicati nella sua infanzia.
Per acquisire i diritti del romanzo, Hitchcock fece inizialmente un’offerta anonima per mantenere basso il prezzo, ma quando lo scrittore scoprì chi fosse l’acquirente, dichiarò che avrebbe comunque accettato per l’onore di vedere una sua storia portata sullo schermo dal grande regista.
Il sospetto
Il film “Il sospetto” del 1941, tratto dal romanzo di Anthony Berkeley (noto anche con lo pseudonimo Francis Iles), ha regalato a Joan Fontaine l’Oscar come miglior attrice.
La trama ruota attorno a una giovane donna inglese, timida e ingenua, che sposa un uomo affascinante, solo per iniziare a nutrire sospetti sul marito, temendo che voglia ucciderla.
Una delle scene più celebri del film vede Cary Grant salire le scale con un bicchiere di latte, che potrebbe essere avvelenato.
Per enfatizzare il momento e rendere il bicchiere più visibile, il regista Alfred Hitchcock inserì una piccola luce al suo interno, creando un effetto visivo indimenticabile.
Il caso Paradine
Il film Il caso Paradine del 1947, tratto dall’omonimo romanzo di Robert Hichens, racconta una vicenda giudiziaria in cui un avvocato si innamora della donna che sta difendendo.
Alfred Hitchcock, insoddisfatto sia della sceneggiatura, più volte rimaneggiata, sia del cast imposto dalla produzione – Alida Valli al posto di Greta Garbo e Gregory Peck al posto di Laurence Olivier – si trovò a dirigere un’opera che risulta a tratti ampollosa e poco incisiva. Nonostante alcune sequenze memorabili in termini di costruzione temporale, il film soffre di una narrazione poco fluida.
Al contrario, il lungo romanzo di Hichens, con le sue oltre 600 pagine, trova proprio nella lentezza inesorabile e nel ritmo calibrato il suo punto di forza maggiore.
L’altro uomo
Il film “L’altro uomo” del 1951 è ispirato al romanzo d’esordio di Patricia Highsmith, “Sconosciuti in treno”. La trama ruota attorno ad Anthony, che, per liberarsi dell’odiato padre, propone a un perfetto sconosciuto, Guy, incontrato per caso, un patto inquietante: lui ucciderà la moglie di Guy, a condizione che quest’ultimo elimini suo padre. Una storia carica di tensione e angoscia.
La finestra sul cortile
“La finestra sul cortile” (1954) trae ispirazione da un racconto incluso nella raccolta italiana “Il delitto secondo Hitchcock” di Cornell Woolrich.
La trama ruota attorno a un fotografo costretto all’immobilità nel proprio appartamento, che, per ingannare il tempo, osserva i vicini e finisce per sospettare di un possibile omicidio.
Caccia al ladro
“Caccia al ladro” (1955) si ispira all’omonimo romanzo di David Dodge. La trama ruota attorno a un ex ladro di gioielli, ingiustamente sospettato di essere tornato al crimine, che si vede costretto a smascherare il vero colpevole per provare la propria innocenza.
La congiura degli innocenti
Nel surreale La congiura degli innocenti (1955), tratto da un romanzo di Jack Trevor Story, il regista Alfred Hitchcock rischiò la vita quando una pesante cinepresa per le riprese in VistaVision si staccò dal supporto, mancandolo per un soffio e sfiorandogli una spalla.
Un curioso presagio di quello che sarebbe stato l’insuccesso al botteghino di questa particolare commedia nera.
Nel film, ambientato in una piccola cittadina, i protagonisti si trovano a discutere indecisi su cosa fare di un cadavere, trattando la questione con una sorprendente leggerezza.
Hitchcock, in questa pellicola, eliminò completamente ogni traccia di suspense, facendo sì che i personaggi reagissero con indifferenza a una delle situazioni più macabre immaginabili: la presenza di un corpo senza vita.
L’idea nacque dal desiderio del regista di sperimentare come il pubblico americano avrebbe accolto un tipo di umorismo più sottile e distante rispetto a quello presente nei suoi precedenti lavori.
Complotto di famiglia
L’ultimo film del regista, “Complotto di famiglia” (1976), è un avvincente thriller tratto dal romanzo “Intrigo di famiglia” di Victor Canning. La trama segue una falsa sensitiva e il suo compagno, un tassista che si trasforma in detective, mentre smascherano una coppia di sequestratori seriali.
Le storie di spionaggio
Sabotaggio (1936)
Adattamento de “L’agente segreto” di Joseph Conrad, il film sposta la storia di spionaggio dalla Londra del 1886 alla città pre-guerra del XX secolo. Il protagonista, il signor Verloc, fa parte di una banda di sabotatori stranieri, gestendo un piccolo cinema come copertura mentre la polizia segreta lo tiene sotto osservazione. Una storia che, con i suoi temi legati al terrorismo, risulta sorprendentemente attuale anche oggi.
Amore e mistero (1936)
Tratto da “Ashenden” di Somerset Maugham, racconta la storia di uno scrittore inglese inviato in Svizzera come agente segreto durante la Prima Guerra Mondiale con il compito di eliminare una spia tedesca. Durante la missione, incontra un falso generale e un’affascinante donna che lo aiuterà nella sua pericolosa avventura.
Topaz (1969)
Basato sul romanzo omonimo di Leon Uris, “Topaz” continua la tradizione hitchcockiana di film di spionaggio, questa volta ambientato durante la Guerra Fredda.
Un agente segreto francese si trova coinvolto in eventi che porteranno alla crisi dei missili cubani del 1962, mentre cerca di smascherare un gruppo internazionale di spie russe.
Gli orrori hitchcockiani
Psycho (1960)
Probabilmente il più noto dei film di Hitchcock, “Psycho” è tratto dall’omonimo romanzo di Robert Bloch.
La pellicola creò non pochi problemi con la censura dell’epoca, costringendo il regista ad adattare diverse scene, come la nudità della protagonista nella famosa scena della doccia e le riprese nella camera da letto (in America fino al 1968 era proibito mostrare un uomo e una donna a letto insieme).
Gli uccelli (1963)
Ispirato a un racconto di Daphne du Maurier, “Gli uccelli” racconta la storia di una donna benestante che, dopo uno scherzo con degli inseparabili in un negozio di animali, si reca a Bodega Bay dove, per ragioni misteriose, tutti gli uccelli impazziscono rivoltandosi contro gli esseri umani. Un horror naturalistico che esplora le paure primordiali dell’uomo di fronte a una natura improvvisamente ostile.
Conclusione
L’abilità di Alfred Hitchcock nel trasformare opere letterarie in capolavori cinematografici dimostra non solo il suo genio registico, ma anche la sua profonda comprensione del potere narrativo.
Il suo approccio all’adattamento, che privilegiava l’essenza dell’idea originale piuttosto che una fedeltà letterale, ha prodotto film che spesso hanno superato in notorietà e influenza culturale i libri da cui erano tratti.
Per gli appassionati di letteratura e cinema, esplorare le opere che hanno ispirato i film di Hitchcock offre una doppia chiave di lettura: da un lato permette di apprezzare l’originalità dei testi letterari, dall’altro consente di comprendere le scelte creative del regista nel processo di adattamento.
Bibliografia essenziale
- I 39 scalini di John Buchan
- L’agente segreto di Joseph Conrad
- Ashenden o L’agente inglese di W. Somerset Maugham, Adelphi
- La signora scompare di Ethel Lina White, Polillo editore
- Rebecca di Daphne du Maurier, Il Saggiatore
- Sconosciuti in treno di Patricia Highsmith, Bompiani
- La donna che visse due volte di Boileau-Narcejac, Sellerio
- Psycho di Robert Bloch, Il Saggiatore
- Gli uccelli e altri racconti di Daphne du Maurier, Il Saggiatore
- Marnie di Winston Graham, Il Saggiatore
- Il cinema secondo Hitchcock di François Truffaut, Il Saggiatore
vedi anche
Lascia un commento